Just Time
2018-04-23 20:26:23 UTC
Certo che ce la mettono tutta, al punto che non si capisce se lo fanno o
lo sono davvero. Mi riferisco ai media ed ai referenti politici, che
continuano a discutere su dettagli insignificanti (si fa per dire) come
l'aliquota unica di tassazione o le aliquote progressive. Ma credono
proprio di avere a che fare con decine di milioni di italiani imbecilli,
di imbecilli che non comprendono il vero nocciolo del problema? Il
problema non è l'aliquota unica al 20% piuttosto che al 25%, o le
aliquote progressive. Questo è un dettaglio "minore" (si fa per dire).
Il problema è la congruità dei redditi DICHIARATI. Già, dichiarati, ma
chi li dichiara? Per i dipendenti ed i pensionati la dichiarazione
avviene alla fonte ed i dati non possono essere fasulli. Ma per gli
autonomi che dichiarano il 10% del profitto reale? Un professionista, o
commerciante, che guadagna 100.000 Euro e ne dichiara 10.000, con una
aliquota fissa del 25% paga di IRPEF 2.500 Euro. Un dipendente o
pensionato, che guadagna 20.000 Euro paga, sempre al 25%, 5.000 Euro di
IRPEF. E' proprio una bella barzelletta. Ma quando si riuscirà a far
nascere movimenti di opinione, movimenti autonomi di autodifesa
popolare, per la ferocia di tali ingiustizie?
Il problema è dunque, a parte le aliquote, il controllo incrociato dei
dati, con le attuali tecnologie disponibili (annullando eventualmente il
segreto bancario ed il segreto sui patrimoni) raggiungere una maggiore
congruità dei dati, oltre a necessarie conseguenze panali per le
dichiarazioni infedeli.
Col sistema attuale, se vengono a mancare risorse tributarie, essendo
corta la "coperta", la soluzione più immediata è il taglio della spese,
ad esempio la sanità. Ma cosa glie ne frega, al ricco, se il povero non
può più essere curato? Tanto, lui si rivolge alla strutture private ad
altissimo costo.
Ha un bel da BLATERARE il programma TV: fa tutto, tranne che trattare il
problema vero.
lo sono davvero. Mi riferisco ai media ed ai referenti politici, che
continuano a discutere su dettagli insignificanti (si fa per dire) come
l'aliquota unica di tassazione o le aliquote progressive. Ma credono
proprio di avere a che fare con decine di milioni di italiani imbecilli,
di imbecilli che non comprendono il vero nocciolo del problema? Il
problema non è l'aliquota unica al 20% piuttosto che al 25%, o le
aliquote progressive. Questo è un dettaglio "minore" (si fa per dire).
Il problema è la congruità dei redditi DICHIARATI. Già, dichiarati, ma
chi li dichiara? Per i dipendenti ed i pensionati la dichiarazione
avviene alla fonte ed i dati non possono essere fasulli. Ma per gli
autonomi che dichiarano il 10% del profitto reale? Un professionista, o
commerciante, che guadagna 100.000 Euro e ne dichiara 10.000, con una
aliquota fissa del 25% paga di IRPEF 2.500 Euro. Un dipendente o
pensionato, che guadagna 20.000 Euro paga, sempre al 25%, 5.000 Euro di
IRPEF. E' proprio una bella barzelletta. Ma quando si riuscirà a far
nascere movimenti di opinione, movimenti autonomi di autodifesa
popolare, per la ferocia di tali ingiustizie?
Il problema è dunque, a parte le aliquote, il controllo incrociato dei
dati, con le attuali tecnologie disponibili (annullando eventualmente il
segreto bancario ed il segreto sui patrimoni) raggiungere una maggiore
congruità dei dati, oltre a necessarie conseguenze panali per le
dichiarazioni infedeli.
Col sistema attuale, se vengono a mancare risorse tributarie, essendo
corta la "coperta", la soluzione più immediata è il taglio della spese,
ad esempio la sanità. Ma cosa glie ne frega, al ricco, se il povero non
può più essere curato? Tanto, lui si rivolge alla strutture private ad
altissimo costo.
Ha un bel da BLATERARE il programma TV: fa tutto, tranne che trattare il
problema vero.
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CobraOne
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