pirex
2009-04-18 22:47:01 UTC
Il primo cittadino Massimo Cialente inviò un telegramma prima del terremoto
"In relazione ai gravi e perduranti episodi di eventi sismici il cui inizio
risale al 16 gennaio scorso, sotto forma di quotidiano sciame sismico di
complessive 200 scosse e oltre, culminato con scossa di quarto grado il 30
marzo scorso, chiedesi urgente e congruo stanziamento di fondi per prime
emergenze, nonché dichiarazione stato emergenza ai fini dell'effettuazione
dei necessari interventi di ripristino idoneità degli edifici pubblici e
privati.
Inoltre, si segnalano in particolare gravissimi danni strutturali in due
edifici scolastici ospitanti cinquecento alunni".
Il presidente della Provincia: "Si doveva intervenire senza aspettare la
tragedia"
Il sindaco chiese aiuto prima del sisma
"Aiutateci, qui è già emergenza"
di GIUSEPPE CAPORALE
L'AQUILA - Una richiesta d'aiuto. Cinque giorni prima della tragedia.
Contenuta in un telegramma urgente. Una richiesta rimasta inascoltata.
Mittente, il Comune dell'Aquila. Destinatari, la presidenza del Consiglio
dei ministri (dipartimento della Protezione civile), il governatore della
Regione Gianni Chiodi, l'assessore regionale alla Protezione civile Daniela
Stati e la Prefettura dell'Aquila. Oggetto: una istanza per la dichiarazione
dello "stato d'emergenza" per la città dell'Aquila, assieme alla
segnalazione dello sciame sismico in corso, e di gravi lesioni ad edifici
pubblici e privati. Per colpa del terremoto.
Già, perché all'Aquila il terremoto c'era già, da mesi, con una frequenza
sismica ormai quotidiana. La scossa del 30 marzo scorso (con un quarto grado
di magnitudo) aveva poi scatenato il panico in città con l'evacuazione di
diversi uffici pubblici, oltre a lesioni gravi per migliaia di palazzi. Con
una stima dei danni pari a 15 milioni di euro.
Era stata, fino a quel momento, la scossa più forte registrata all'Aquila
dal 1967. E anche questo aveva spinto il sindaco Massimo Cialente a spedire
un telegramma a Palazzo Chigi. Ma quella missiva (recuperata solo ora tra le
macerie degli uffici comunali) cadde nel vuoto.
Del resto, proprio per la presenza dello sciame sismico e la paura diffusa
nella provincia aquilana - appena il giorno prima - su richiesta del capo
della protezione civile Guido Bertolaso, si era riunita all'Aquila la
Commissione Nazionale Grandi Rischi. Una riunione che però non aveva -
evidentemente - tranquillizzato Cialente. Che il giorno dopo decise di
scrivere il telegramma.
Questo il testo: "In relazione ai gravi e perduranti episodi di eventi
sismici il cui inizio risale al 16 gennaio scorso, sotto forma di quotidiano
sciame sismico di complessive 200 scosse e oltre, culminato con scossa di
quarto grado il 30 marzo scorso, chiedesi urgente e congruo stanziamento di
fondi per prime emergenze, nonché dichiarazione stato emergenza ai fini
dell'effettuazione dei necessari interventi di ripristino idoneità degli
edifici pubblici e privati. Inoltre, si segnalano in particolare gravissimi
danni strutturali in due edifici scolastici ospitanti cinquecento alunni".
Per il sindaco, oggi, questo telegramma ha il sapore di una drammatica
beffa. "Ho fatto tutto il possibile... Adesso dobbiamo solo ricostruire ciò
che abbiamo tragicamente perso. Piangere il nostro dolore e andare avanti".
Più dura la posizione della presidente della Provincia dell'Aquila,
Stefania Pezzopane:
"La settimana tra il 30 marzo e il 5 aprile, è stata fatale per il nostro
territorio.
Lanciavamo continui appelli, la gente fuggiva in strada per paura delle
scosse.
Ci era stato detto che la nostra era una psicosi, che avremmo dovuto avere
un atteggiamento diverso, di serenità. Invece..".
E prosegue: "Possibile che le due scosse avvenute la notte del 5 aprile,
poche ore prima della tragedia, non abbiamo fatto suonare un benché minimo
campanello d'allarme?
Molti di quelli che si sono salvati, quella notte hanno dormito in
macchina".
(18 aprile 2009)
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/sisma-aquila-7/allarme-sindaco/allarme-sindaco.html?rss
"In relazione ai gravi e perduranti episodi di eventi sismici il cui inizio
risale al 16 gennaio scorso, sotto forma di quotidiano sciame sismico di
complessive 200 scosse e oltre, culminato con scossa di quarto grado il 30
marzo scorso, chiedesi urgente e congruo stanziamento di fondi per prime
emergenze, nonché dichiarazione stato emergenza ai fini dell'effettuazione
dei necessari interventi di ripristino idoneità degli edifici pubblici e
privati.
Inoltre, si segnalano in particolare gravissimi danni strutturali in due
edifici scolastici ospitanti cinquecento alunni".
Il presidente della Provincia: "Si doveva intervenire senza aspettare la
tragedia"
Il sindaco chiese aiuto prima del sisma
"Aiutateci, qui è già emergenza"
di GIUSEPPE CAPORALE
L'AQUILA - Una richiesta d'aiuto. Cinque giorni prima della tragedia.
Contenuta in un telegramma urgente. Una richiesta rimasta inascoltata.
Mittente, il Comune dell'Aquila. Destinatari, la presidenza del Consiglio
dei ministri (dipartimento della Protezione civile), il governatore della
Regione Gianni Chiodi, l'assessore regionale alla Protezione civile Daniela
Stati e la Prefettura dell'Aquila. Oggetto: una istanza per la dichiarazione
dello "stato d'emergenza" per la città dell'Aquila, assieme alla
segnalazione dello sciame sismico in corso, e di gravi lesioni ad edifici
pubblici e privati. Per colpa del terremoto.
Già, perché all'Aquila il terremoto c'era già, da mesi, con una frequenza
sismica ormai quotidiana. La scossa del 30 marzo scorso (con un quarto grado
di magnitudo) aveva poi scatenato il panico in città con l'evacuazione di
diversi uffici pubblici, oltre a lesioni gravi per migliaia di palazzi. Con
una stima dei danni pari a 15 milioni di euro.
Era stata, fino a quel momento, la scossa più forte registrata all'Aquila
dal 1967. E anche questo aveva spinto il sindaco Massimo Cialente a spedire
un telegramma a Palazzo Chigi. Ma quella missiva (recuperata solo ora tra le
macerie degli uffici comunali) cadde nel vuoto.
Del resto, proprio per la presenza dello sciame sismico e la paura diffusa
nella provincia aquilana - appena il giorno prima - su richiesta del capo
della protezione civile Guido Bertolaso, si era riunita all'Aquila la
Commissione Nazionale Grandi Rischi. Una riunione che però non aveva -
evidentemente - tranquillizzato Cialente. Che il giorno dopo decise di
scrivere il telegramma.
Questo il testo: "In relazione ai gravi e perduranti episodi di eventi
sismici il cui inizio risale al 16 gennaio scorso, sotto forma di quotidiano
sciame sismico di complessive 200 scosse e oltre, culminato con scossa di
quarto grado il 30 marzo scorso, chiedesi urgente e congruo stanziamento di
fondi per prime emergenze, nonché dichiarazione stato emergenza ai fini
dell'effettuazione dei necessari interventi di ripristino idoneità degli
edifici pubblici e privati. Inoltre, si segnalano in particolare gravissimi
danni strutturali in due edifici scolastici ospitanti cinquecento alunni".
Per il sindaco, oggi, questo telegramma ha il sapore di una drammatica
beffa. "Ho fatto tutto il possibile... Adesso dobbiamo solo ricostruire ciò
che abbiamo tragicamente perso. Piangere il nostro dolore e andare avanti".
Più dura la posizione della presidente della Provincia dell'Aquila,
Stefania Pezzopane:
"La settimana tra il 30 marzo e il 5 aprile, è stata fatale per il nostro
territorio.
Lanciavamo continui appelli, la gente fuggiva in strada per paura delle
scosse.
Ci era stato detto che la nostra era una psicosi, che avremmo dovuto avere
un atteggiamento diverso, di serenità. Invece..".
E prosegue: "Possibile che le due scosse avvenute la notte del 5 aprile,
poche ore prima della tragedia, non abbiamo fatto suonare un benché minimo
campanello d'allarme?
Molti di quelli che si sono salvati, quella notte hanno dormito in
macchina".
(18 aprile 2009)
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/sisma-aquila-7/allarme-sindaco/allarme-sindaco.html?rss